CTONIOPHONIE

CTONIOPHONIE

performance di Nicola Amato e 52-Hearts Whale

 

Domenica 26 ore 17.00

CTONIOPHONIE è una performance di Nicola Amato e Jacopo Mittino basata sul concetto di segno e forma, interconnessa con suoni sotterranei (da qui ctoniophonie) ricreati dall’uso di strumenti non prettamente musicali.
Lo spazio, che assume il ruolo principale di paesaggio sonoro, viene scandito da due lastre di alluminio e una chitarra appese al soffitto, strumenti che, contemporaneamente assumeranno ruoli ora musicali ed ora installativi, verrano suonate come fossero percussioni, sia dagli artisti che dal pubblico (che verrà coinvolto direttamente nell’azione, da qui l’abbattimento della parete “artista attivo/spettatore passivo”). Le lastre saranno trattate con un processo di patinatura\affumicatura, in modo che ogni gesto verrà come impresso sulla superficie facendo saltare la patina e rivelando così la vera natura di quell’elemento. Visivamente assisteremo alla realizzazione di un’opera astratta, gestuale e collettiva. Ogni gesto, con le sue dinamiche sonore, verrà campionato e rielaborato in modo da rientrare nei vortici sonori presenti nello spazio: il silenzio mormorante iniziale verrà così scardinato da quei gesti, quelle azioni che adesso sono tumulti, accenti, rumori. Da qui si formerà un crescendo e, successivamente, un’interruzione improvvisa che coinciderà con la fine della performance. L’utilizzo del “noise” come forma astratta di composizione, che dai più può essere percepito come mero rumore, ha l’obiettivo di demolire la nostra percezione su ciò che è considerato musicale e ciò che non lo è, ricollocandoci in un immaginario primordiale e onirico, avvolgente ma allo stesso tempo conturbante e destabilizzante. E’ così svelata la vera essenza del noise: la funzione apotropaica che ci priva delle nostre maschere sociali, dalle costrizioni che perpetuiamo ogni giorno. Distruggendo ogni qualsivoglia precetto sociale, l’individuo prenderà coscienza dei propri confini corporei più schietti e veritieri, collocando lo stato di coscienza su di un livello più basso da quello richiesto socialmente ogni giorno.