Presentazione progetto Premio di laurea Francesco Lorusso con CUA Bologna e Red Star Press

Presentazione progetto Premio di laurea Francesco Lorusso con CUA Bologna e Red Star Press

Sabato 25 ore 19.00

 

PREMIO DI LAUREA FRANCESCO LORUSSO

Cos’è?

Il progetto nasce da un’idea della casa editrice Red Star Press e del Collettivo Universitario Autonomo di Bologna per celebrare la memoria di Francesco Lorusso, studente e compagno di Lotta Continua ucciso l’11 marzo del 1977 dalla polizia in via Mascarella (BO).
Ci sembra giusto ribadire come la logica che agisce all’interno dei meccanismi universitari sia del tutto meritocratica ed escludente; le produzione di saperi, la valorizzazione degli spazi di conoscenza e di formazione sono finalizzati alla riproduzione dello stato di cose presenti e le varie riforme di privatizzazione ed aziendalizzazione che si sono date negli ultimi anni non solo negli atenei universitari ma nel sistema scolastico tutto hanno permesso che determinati processi si stabilizzassero in maniera strutturale.
Il nodo della valutazione del sapere è legato a quello dell’agibilità degli spazi di espressione e di critica che nelle aule universitarie vediamo sottrarre da governance e amministrazioni che tentano di poter mettere a silenzio le voci di dissenso e critica. E’ chiaro che sono in netta contrapposizione due modi differenti di immaginare l’università, se da una parte in un continuo soliloquio c’è chi arbitra, giudica e valuta dall’altra c’è chi ancora si mobilita per dare una forma alla propria voce, per potersi determinare anche dal punto di vista del sapere e della conoscenza. Il premio di laurea Francesco Lorusso ha questa intenzione: riuscire a dare forma a questa contrapposizione, per non lasciare che spazi di possibilità possano esserci sottratti e per abitare il nostro sapere confluito nelle tesi di laurea, chiamarlo per nome, sottrarlo al giudizio istituzionale che verifica e giudica a prescindere dalla disciplina, l’ambito, la sezione, l’argomentazione.
Il Premio di laurea F. Lorusso nasce per chiamarle e chiamarci a raccolta, in una non-competizione dove lo scopo è tornare a dare il giusto posto alle nostre riflessioni o studi critici: le lotte.
E’ aperto ai laureati o laureandi, la tesi con cui partecipare può essere stata discussa in qualsiasi disciplina, ma deve riguardare uno o più di questi macrotemi: conflittualità sociale, lotte di liberazione dei popoli oppressi, critica delle istituzioni patriarcali, cultura della resistenza e del movimento operaio.
Le tesi vincitrici verranno pubblicate dalla casa editrice Red Star Press
Che senso ha parlare di memoria storica oggi?
Parlare di memoria storica oggi, nello specifico all’interno degli atenei italiani, non costituisce certamente un mero esercizio di ricerca fine a se stessa ma, al contrario, può rappresentare il punto di avvio per una battaglia che, interrogando il significato di un dato evento – come può essere la morte di Francesco Lorusso – si sviluppa intorno al nodo della sua interpretazione.
La narrazione manipolatoria di un avvenimento storico, infatti, è spesso impostata su più livelli, dal semplice e sterile resoconto di stampo giornalistico, fino alla vera e propria rimozione o rimodulazione della memoria storica, agita dai vari intellettuali del potere disponibili a queste operazioni, quando essa è troppo scomoda per i potentati di turno.
Per contrastare questa realtà delle cose, sapendo che futuri possibili nascono ricostruendo una memoria di parte, pensiamo sia necessario promuovere all’interno delle università italiane, anche attraverso il Premio di laurea Francesco Lorusso, un dibattito che sappia fare emergere il patrimonio collettivo costituito da tutte quelle storie di lotta e militanza  che troppo spesso sono costrette all’oblio da un’organizzazione del sapere che privilegia il punto di vista del potere costituito.

QUALE VALUTAZIONE?

La notizia che riguarda l’abolizione del valore legale del titolo di laurea (il vice-premier Matteo Salvini, nel suo intervento alla scuola di alta formazione politica della Lega, ha infatti affermato che “la scuola e l’università negli ultimi anni sono stati serbatoi elettorali e sindacali”. Per questo, aggiunge il vicepremier, “l’abolizione del valore legale titolo di studio è una questione da affrontare”) pone degli elementi utili ad una discussione attorno al nodo della valutazione, il quale a sua volta si rifa, riflette e si incatena a quello di merito e di eccellenza. Spiegare il concetto di valutazione, comprenderne le sfumature, la direzione in cui tale dispositivo si muove all’interno di quelli che sono i meccanismi del mondo della formazione è un tentativo necessario non solo per poter collocare in maniera ordinata i fenomeni osservabili ma per poter riflettere su quale siano le relazioni di potere che si instaurano su livelli più o meno espliciti. A tal proposito, l’intento di parificare e smantellare il valore legale e paritario del titolo di studio, significherebbe instaurare un processo concorrenziale spietato per cui l’indicatore di competenza del laureato non risalirebbe al percorso di studi effettuato bensì all’ateneo di provenienza. E’ chiaro quindi il processo che si innesterebbe con la distinzione di atenei di serie A contro atenei di serie B, con costi di accesso altissimi per i primi e un allungamento maggiore della distanza tra chi può permettersi un ateneo di alto ranking e chi invece è costretto a ripiegare su atenei meno facoltosi. Il diritto allo studio, l’accesso al welfare universitario vengono messi da parte per concentrarsi su una riforma dell’università neo-liberale in senso strettamente meritocratico, dove il ruolo dell’università come agente di produzione di formazione, alta istruzione e ricerca viene smantellato per costituirsi meccanismo di selezione per un sempre più spietato mondo del lavoro. Il meccanismo valutativo si impone in quanto possibilità da parte del potere di decidere gli orizzonti entro il quale il soggetto si può muovere, definire l’eccellenza secondo canoni che decide il mercato e il capitale: dispositivi selettivi che, in molteplici forme, strutturano l’organizzazione dei corsi di studi, articolano l’intenzione che li dispone sull’orizzonte della formazione di soggettività capitalista, di disciplinati lavoratori (spesso sotto-pagati) nella macchina generale dello sfruttamento delle energie e dei territori. Crediamo fortemente, come collettivo universitario, che riflettere attorno questi temi sia ora più che mai necessario per comprendere in che direzione stanno andando i nostri atenei nei termini di produzione della conoscenza, le relazioni che esprimono questo valore, l’impiego più o meno diffuso di forze che matematizzano la costruzione del sapere, le conseguenze che possono ricadere non solo sulla componente studentesca ma interamente ad ogni attore che si muove nelle aule universitarie all’atto di una abolizione del valore legale del titolo di laurea. Uno spazio di dibattito e dialogo che possa delineare un’orizzonte critico entro cui muoverci e dotarci degli strumenti necessari per saper riconoscere e collocare certi meccanismi all’interno del circuito formativo universitario.
Nella riforma (ancora in corso) dell’università post gelmini e la spinta in senso liberista che le accademie portano in avanti per poter estirpare ogni embrione in termini di espressione di differenzialità che detengono, crediamo sia necessario poter creare degli interstizi, non solo per poterci collocare al loro interno ma per essere in grado di aggredire tali meccanismi, armandoci di un tipo di sapere slegato dal movimento eteronormato di produzione e riproduzione del sapere in quanto capitale.